giovedì 21 gennaio 2010

Il Doppio SI delle DONNE




In questo periodo organizzare il mio tempo non è semplice: la mattina porto Virginia all’asilo nido, poi al lavoro in studio o in Tribunale; il pomeriggio mi divido tra il lavoro, la formazione professionale, la politica, il volontariato, qualche volta la commissione pari opportunità, un pomeriggio tutto dedicato a mia figlia; la sera, salvo qualche eccezione, è il momento dell’intimità e delle coccole con Virginia. Poi c’è la gestione della casa, la spesa, ed ora anche la campagna elettorale.

Non è facile, però sono soddisfatta della mia vita. Non potrei rinunciare né all’aspetto privato né a quello lavorativo o sociale.

Per una donna comunque non è facile. Spesso ci si trova di fronte al dilemma della scelta tra la propria famiglia ed i propri affetti o la realizzazione di sé all’esterno delle mura domestiche. Spesso si fanno sacrifici e rinunce, sensi di colpa per non arrivare dappertutto.

Molte volte la scelta non è possibile: si è costretti a rinunciare alla famiglia ed in particolare alla maternità, troppo spesso si è costretti a rinunciare al lavoro (penso alle donne che scelgono di lasciare il lavoro perché la retta dell’asilo nido o il costo di una baby sitter prosciugherebbe lo stipendio); in alternativa costrette ad accettare lavori che non pesino sulla gestione della famiglia.

Non è un caso che le donne, pur avendo in linea teorica le stesse possibilità degli uomini, potendo scegliere le professioni che prediligono, hanno grosse difficoltà nel fare carriera ed ottenere consenso dal punto di vista politico. Quante donne compaiono nei consigli di amministrazione o in posizione “di comando” in aziende pubbliche e private ? Quante donne sono giudici della Corte di Cassazione ?, Quante sono presidenti di ordini professionali ? Quante trovano spazio nei partiti politici? Sono domande retoriche, che però riflettono la realtà in cui viviamo.

Penso ad una riflessione di Virginia Wolf sul perché le opere delle scrittrici inglesi fossero rare e generalmente di secondo livello. La risposta fu semplice e probabilmente realistica: la prima condizione per scrivere è quella di avere “una camera propria”, un luogo dove ci si possa ritirare per qualche ora, dove si possa scrivere, riflettere, rileggere ed essere soli con sé stessi, senza doversi curare di interferenze al proprio lavoro.

Per una donna, allora come oggi, trovare uno spazio tutto per sé è un’impresa ardua.

La politica su questo non fornisce risposte rassicuranti. Il pensiero va immediatamente al governo nazionale: aiuti finanziari alla FIAT che in cambio chiude lo stabilimento di Termini Imerese; aiuti alla CAI già morosa nei pagamenti; milioni di euro per gli studi del ponte sullo Stretto di Messina; l’eliminazione dell’ICI per vincere le elezioni… Tutto questo a danno di un sistema sociale che penalizza prima di tutto le donne, che sono le prime a soffrire di asili che mancano, di una scuola smantellata, di assenza di strutture dignitose che assistano gli anziani.

Politiche di conciliazione dei tempi vita - lavoro sono solo argomenti di discussione (dove sono i micro-asili nelle fabbriche???); le nostre strade sono intasate dal traffico e le città rovinate dall’inquinamento; mancano spazi verdi o luoghi di interesse per le famiglie (biblioteche, ludoteche, parchi, ecc…) … e questi sono solo pochi esempi.

Intanto si discute se sia giusto intestare una via a Craxi; intanto l’aula parlamentare è impegnata ad approvare la legge sul processo breve, che eviterà ad una persona di essere processata, ma affosserà la richiesta di giustizia di moltissime vittime; intanto la crisi economica ha impoverito le famiglie, mentre i poteri forti sono sempre più tutelati.

Abbiamo diritto ad una politica trasparente e dal volto umano!

Nessun commento:

Posta un commento